Il Codacons è intervenuto nella questione dei seggi chiusi a Palermo, parlando di “possibili reati gravissimi” commessi.
Le elezioni amministrative e il referendum sulla giustizia di domenica scorsa hanno causato un acceso dibattito pubblico. Se per le elezioni hanno fatto discutere alcuni risultati, per il referendum ha fatto scalpore il flop del turnout degli elettori, con meno del 20% degli italiani che ha votato per esprimere il proprio parere in merito ai quesiti presentati. A Palermo, si è parlato di un “furto di democrazia” a causa dei numerosi seggi aperti in ritardo o completamente chiusi. È intervenuto anche il Codacons.
Le parole del Codacons
Il Codacons ha presentato un esposto in merito al caos dei seggi alle elezioni amministrative della città. “È stato violato il diritto di voto dei cittadini palermitani. Si è assistito, infatti, a possibili reati gravissimi a danno del diritto di voto costituzionalmente riconosciuto ai cittadini, con la chiusura di vari seggi (ad. Es. i seggi 129, 473, 597) a causa della mancanza di numerosi Presidenti di seggio. Per tale motivo è assolutamente necessario accertare quanto accaduto e le relative responsabilità, e verificare tutte le violazioni commesse a danno degli elettori palermitani”.
“L’esposto è partito in seguito alle lamentele arrivateci su Palermo da parte di chi, recatosi alle urne, ha trovato chiuso – ha dichiarato all’AdnKronos Paolo Di Stefano, l’avvocato del Codacons – Si tratta infatti non di uno o due seggi, ma di svariate decine di seggi. Il documento redatto ha dunque ad oggetto l’accertamento di eventuali profili di responsabilità in merito al rifiuto di atti d’ufficio e all’interruzione di servizio pubblico in relazione alle operazioni elettorali”. Nel dettaglio, “abbiamo chiesto di accertare responsabilità sia a carico dei presidenti che, in maniera assolutamente anomala, hanno rinunciato in massa, sia a carico delle pubbliche amministrazioni competenti, come il Comune”.
Qualora l’esposto portasse ad un accertamento di responsabilità, “potrebbe essere preordinato alla costituzione di parte civile da parte di chi si è reputato danneggiato”. In questa situazione, per Di Stefano, “ci sono due elementi che devono essere considerati: i diritti di chi si è visto negare questo esercizio ma anche l’interesse al mantenimento delle operazioni elettorali e della salvaguardia del voto e di chi lo ha potuto esercitare, che vanno ugualmente tenuti in massima considerazione. Anche se l’Ordine degli Avvocati si è espresso a caldo sull’annullamento delle votazioni, l’argomento è delicato e vanno valutati entrambi gli interessi in gioco. In ogni caso, è accaduta una cosa estremamente grave“.